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Un insolito naufrago nell'inquieto mare d'oriente - Recensione

23/06/2014 | Recensioni |
Un insolito naufrago nell'inquieto mare d'oriente - Recensione

Alla sua prima opera come regista, Sylvain Estibal, giornalista e scrittore francese originario dell’Uruguay, si cimenta con una storia che ha del surreale, ma che prendendo spunto dalla realtà diventa un' insolita, quanto azzardata, commedia, con uno humor che si fa strumento di distensione, parlando di un tema così attuale come il contrasto tra arabi ed israeliani.

Jafaar (Sasson Gabay) è uno pescatore palestinese che pesca sardine e vive con la moglie lungo il muro della Striscia di Gaza. Pieno di debiti e avvilito da una vita sorvegliata da parte di Israele e dai suoi militari, Jafaar butta la rete in mare e una mattina pesca un grosso maiale vietnamita. Considerato animale impuro dalla sua religione, decide subito di sbarazzarsene, alla fine desiste e il maiale diventa una fonte inaspettata di guadagno. Jafaar trova poi in una giovane colona russa, Yelena (Myriam Tekaïa) e grazie al maiale di lei aumenta il business. Quando tutto sembra andare per il meglio, un gruppo di terroristi integralisti recluta Jafaar.

La Striscia di Gaza, è un territorio palestinese che confina con Israele ed Egitto, abitato dagli arabi, ma è rivendicato dallo Stato di Palestina, Estibal ha scelto proprio questo pezzo di terra e il suo eterno conflitto tra gli abitanti, come tema principale del suo primo film. Ad esso però, c’ha aggiunto la particolare figura di un grosso maiale vietnamita, pescato in mare.

È proprio questo animale il naufrago insolito del titolo, che nella pellicola si fa trait d’union tra due realtà diverse, fonte di guadagno, capro espiatorio, ma soprattutto funzionale alla pellicola, perché con il suo surrealismo e la sua innata comicità, si dimostra una perfetta spalla destra di Gabay.

Senza quel maialino, punto focale del film, le varie vicissitudini non si sarebbero susseguite ed è per questo che gran parte del merito di questa pellicola, è da attribuire alla sceneggiatura dello stesso regista, che muovendosi nella doppia identità di quel territorio, ha dato vita ad una parabola con punti inaspettati: quella di un uomo semplice che si fa martire e che oltre alla pace comunitaria, desidera quella per se stesso.

Vincitore nel 2012 del Premio César al miglior debutto, Un insolito naufrago nell’inquieto mare d’oriente, esorcizzando le paure e i conflitti spesso sanguinosi del territorio e sdrammatizzando, si fa perfetta commedia ricca di gags e a volte grottesca. Estibal è così riuscito, nell’intento di creare un prodotto indipendente originale, che muovendosi fra i vari registri non perde mai il suo appeal, coinvolge e travolge lo spettatore, regalandogli il tempo per divertirsi e anche per riflettere.

Alice Bianco

 


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